Il progetto
La presente bibliografia vuole privilegiare un tema caratterizzante la storia dell’area collinare, vale a dire il rapporto tra feudo e comunità, fornendo gli strumenti attestanti il formarsi di interessi e il progresso degli studi su luoghi e modalità intorno a cui si organizza il territorio: castello, chiesa, comunità, villaggio. È noto che in Friuli l’assetto feudale di età patriarchina, mantenuto dalla Repubblica Veneta con nuove concessioni, ufficialmente abolito in età napoleonica, con pendenze soppresse dal Regno d’Italia, continua – per alcuni aspetti – fino al primo Novecento, quando si rompono antiche e consolidate consuetudini, lasciando traccia in alcuni momenti del paesaggio che trovano la loro ragione in strutture impostate in età medievale.
Più specificamente, è stata raccolta la bibliografia riguardante quindici comuni afferenti alla Comunità Collinare del Friuli. Una loro illustrazione complessiva, con una sintesi su paesaggio, storia delle comunità e dei castelli, espressioni artistiche, strutture insediative, architettura spontanea, feste tradizionali, risale al 1984 con la pubblicazione di Storti L.(a cura di), Comunità Collinare del Friuli, Tricesimo, Vattori, 1984. Il volume voleva sottolineare i caratteri peculiari e la ripresa di attività dopo il sisma del 1976. Dal punto di vista artistico, un importante lavoro di insieme su una zona che sembra compendiare la storia dell’arte del Friuli, testimoniata da opere non concentrate soltanto nei grandi centri, ma diffuse nei borghi, è il volume di Menis G.C, Bros L., Civiltà del Friuli centro collinare, Pordenone, Geap, 1984. In questi anni sono andati moltiplicandosi gli studi sui comuni amministrativi o sulle singole frazioni o sui singoli manufatti, studi che hanno aggiornato e ampliato le conoscenze.
Le schede bibliografiche sono divise per sezioni e sono ordinate per singolo comune sulla base delle aggregazioni del comune attuale, la cui forma – in genere – si stabilizza agli inizi dell’Ottocento. Quando lo sviluppo delle circoscrizioni storiche non coincide con le odierne divisioni amministrative, sono stati segnati opportuni rinvii. Secondo quest’ordine, dopo una schematica sintesi dei contenuti della sezione, si registrano dapprima le fonti archivistiche, poi le opere edite di maggiore interesse o approfondimento a livello generale o particolare, queste ultime prodotte a partire dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi.
Ovviamente la rassegna bibliografica comprende scritti su età medievale ed età moderna, con un limite temporale che può giungere fino al primo Ottocento.
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Chiese e castelli, circoscrizione ecclesiastica e giurisdizione civile. Sono i primi temi attorno a cui si ordinano le sezioni della bibliografia. La pieve, le chiese filiali, le cappelle sono, infatti, monumenti di storia e di arte, ma anche documenti di un’organizzazione del territorio, i cui segni – sia pure come strati e frammenti – sono ancora attuali. Per questo, oltre alla bibliografia che attesta dal basso medioevo – vale a dire da quando si riscontrano prove documentali – le strutture delle pievi e il loro progressivo disgregarsi con l’affermazione delle autonomie parrocchiali (fondamentale per la zona pedemontana e collinare De Vitt F., Istituzioni ecclesiastiche e vita quotidiana nel Friuli medioevale, Venezia, Deputazione Editrice, 1990), sono stati indicati quegli scritti riguardanti le singole chiese, ancora esistenti o scomparse (registrandone la possibile data di fondazione o il momento in cui se ne ha testimonianza), luoghi di culto ma anche luoghi di incontro di una collettività che li ha arricchiti con opere che – al di là del pregio artistico – costituiscono un altro documento di identità. Il sisma del 1976 è stato causa di distruzioni ancora non del tutto sanate; ma la volontà di ricostruzione, la valorizzazione di reperti salvati dalle macerie hanno spinto a nuovi studi di verifica e di approfondimento delle conoscenze, portando anche a risultati nuovi, mutando talvolta cronologie e notizie consolidate.
La sezione dedicata ai castelli e alle giurisdizioni feudali evidenzia come in origine l'egemonia delle famiglie signorili non abbia dato luogo a un esercizio del potere basato sul dominio territoriale, come invece avvenne in altre aree d'Italia e d'Europa, in quanto in Friuli il potere restava pur sempre in mano al patriarca e le circoscrizioni feudali riguardavano frazioni non sempre compatte di territorio con diritti di giudizio - in genere - limitati ai reati minori. Soltanto dopo la conquista veneta, come documentano le investiture successive al 1420, si ebbe una dilatazione e una precisazione dei poteri signorili, a cui si aggiunse da metà Seicento il fenomeno dei feudi nuovi su ville prima "comuni", cioè soggette al potere del luogotenente. In ogni caso un feudo istituisce in età medievale una serie di rapporti con il territorio di tipo giuridico, strategico sotto il profilo viario e anche di immaginario collettivo, perché attorno al castello si sviluppano leggende e fantasie, mentre il feudo nuovo di età veneta(fondamentale su questo argomento la tesi di laurea di Baiutti G., Un aspetto della politica veneziana secentesca (1646-1720), a.a. 1982-83, Università degli studi di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia) da un lato è espressione di una volontà di ascesa cetuale, dall'altro ridefinisce competenze in fatto di giustizia e di obblighi della collettività.
Comune e vicinia. Le regole statutarie costituiscono documento centrale nella definizione dei rapporti collettivi, ma non sempre tutti i paesi conservano una raccolta organica. Oltre agli statuti, terreno fertile per la ricerca si dimostra lo studio dei diritti di una vicinia o comunità nei confronti del giusdicente o di altri organi in termini istituzionali e consuetudinari. Si sono voluti segnalare anche gli statuti delle confraternite e soprattutto i catapan presenti negli archivi parrocchiali, in quanto – pur essendo prodotti dall’ente ecclesiastico – costituiscono una fonte preziosa (se non unica là dove scarseggia la documentazione degli archivi pubblici) per conoscere i momenti rituali che scandiscono la vita di una collettività, ma anche per attingere informazioni utili, per esempio, alla toponomastica, alla linguistica fino alla storia dell’arte e alla storia economica, dato che nei catapan il carattere originario di obituario si unisce a fatti o notizie che tramandano momenti di storia della collettività. In tale sezione sono collocati anche gli studi di memorie, leggende e tradizioni che appartengono alla storia della collettività all’interno della società feudale.
Formazione del comune. Sono stati indicati i momenti che, alla fine della società di antico regime, scandiscono il passaggio dalle comunità-vicinie ai comuni amministrativi di età napoleonica e austriaca, alla base delle aggregazioni dei comuni attuali.
Demografia. Si riportano, per i singoli comuni, le fonti manoscritte dell’autorità religiosa, visite pastorali e registri canonici, oltre agli studi specifici. Le informazioni di origine religiosa, la cui fonte primaria è data dalle dichiarazioni rese dai parroci delle singole comunità al vescovo, permettono, almeno in linea di principio, di sviluppare in prospettiva storica un quadro coerente del popolamento dell’area collinare anche dal punto di vista territoriale. Le dichiarazioni, infatti, si riferiscono solitamente alle singole parrocchie e ci permettono di circoscrivere con buona precisione l’ambito a cui si riferiscono. Questa stessa coerenza viene mantenuta anche nelle fonti più importanti dal punto di vista demografico della Repubblica di Venezia, vale a dire le Anagrafi della fine del Settecento. Collegando questi dati con quelli delle serie dei battesimi, dei matrimoni e delle sepolture tratte dai registri canonici, conservati negli archivi parrocchiali, è possibile tracciare un quadro ancora più preciso dell’evoluzione demografica di questo territorio per tutto il corso dell’età moderna.
Toponomastica. Sono stati indicati gli studi principali relativi ai comuni.
Paesaggi storici. Tra le fonti, una descrizione complessiva, alla fine dell’età di antico regime, è costituita dalle Notizie territoriali (1826), questionari compilati dai comuni per la formazione dei catasti napoleonico e austriaco, che registrano la continuità plurisecolare della gestione del patrimonio fondiario nel momento cruciale del cambiamento.
Liliana Cargnelutti